Ha festeggiato i suoi vent’anni in EvoBus il venerdì precedente la nostra intervista.
Yuri Malavasi è un volto noto di EvoBus Italia, con alle spalle moltissime ore di formazione in aula, sugli autobus e presso i clienti.
Attualmente dedica la propria competenza all’ufficio tecnico per configurare i veicoli e preparare la documentazione tecnica con cui partecipare alle gare di appalto, ma sono i quindici anni dedicati alla formazione a caratterizzare maggiormente il suo percorso professionale.
Quanti anni aveva quando ha iniziato in EvoBus?
Avevo 21 anni ed iniziai in officina, nel reparto Aria Condizionata ed elettrico.
Fu un inizio col botto, che non so se si può raccontare. Avevo preso servizio da poche settimane e, mentre il mio collega Giovanni Ferrrari era impegnato in una riparazione in buca, sotto un autobus usato, sbagliai ad attivare un comando e schiacciai il bottone di scarico della toilette dell’autobus. Non fu una bella esperienza per l’amico Giovanni… per fortuna la prese con filosofia e si dimostrò comprensivo – sorride Yuri – ma non credo abbia dimenticato l’episodio, neppure a distanza di 20 anni.
Dall’officina alla formazione. Come avvenne questo passaggio?
Prima dell’anno 2000 la formazione Setra e Mercedes-Benz era gestita distintamente dai due reparti commerciali dei brand. Poi con la nascita di OMNIplus fu deciso di unificare il servizio di formazione e mi fu offerta l’opportunità, insieme al collega Paolo Lodi, di seguire quest’attività. Mi sono occupato per 15 anni di formazione con grandissima gratificazione professionale.
Dal 2015 sono all’ufficio tecnico ed è una sfida nuova, ma non nascondo che della formazione mi mancano la fantasia e il rapporto diretto con clienti e autisti.
Ci racconta una soddisfazione professionale che ricorda di questi 20 anni in EvoBus?
Il riconoscimento da parte dei colleghi europei dei risultati di 15 anni di formazione del nostro team italiano.
Lo scorso anno il reparto tedesco dei formatori scelse di organizzare l’evento motivazionale proprio in Italia, presso di noi, per dimostrare che, anche con una struttura più leggera come quella italiana, si potevano ottenere grandi risultati.
Per me e per i miei colleghi Renato d’Italia e Emanuele Cavallini questo momento rappresentò un riconoscimento importante del nostro lavoro.
Il suo bus preferito?
Travego, tutta la vita!
La prima e l’ultima cosa che ha imparato?
Il primo giorno di lavoro mi insegnarono a montare un antifurto, oggi m’impegno e mi confronto costantemente con il difficile compito di trovare le modalità più efficaci per proporre e vendere i nostri prodotti alle aziende pubbliche.
Ricorda la sua prima volta in Germania?
Dicembre 1999. A quella data risale la prima visita in Casa Madre per capire come strutturare la formazione in Italia. L’impressione che ne ricevetti, e che si riconfermò a tutti i contatti successivi con i colleghi tedeschi, fu l’orgoglio di lavorare con persone che facevano davvero le cose in maniera seria.
Ricorda un evento in particolare organizzato da EvoBus in questi 20 anni?
La prima Città dell’Autobus nel 2010: inizialmente non ero molto convinto che la formula con cui l’avevamo organizzata potesse appassionare i clienti, invece dovetti ricredermi, l’evento fu un successo e piacque molto.
E vi sono molti altri eventi che potrei citare: anche far guidare una SLS AMG in pista a Misano resta un ricordo emozionante: a quell’occasione risale anche l’adrenalinico test di tenuta del due piani che condussi con a bordo Giovanna Lusvardi dell’ufficio marketing – sorride Yuri.
Altre sue passioni, oltre all’autobus?
La mia famiglia, con la mia compagna e mio figlio e la mountain-bike, passione che condivido con alcuni colleghi dell’officina, anche se loro sono più allenati di me.
Come immagina l’autobus nei prossimi 20 anni?
Gli autobus sono destinati a diventare sempre più “autonomi”.
Cosa augura a EvoBus per prossimi 20 anni?
Di imboccare la strada giusta per il futuro investendo sui giovani.
Quando io cominciai avevo 21 anni e con i miei colleghi ho contribuito a fare crescere quest’azienda.
I prossimi vent’anni di EvoBus non saremo noi a costruirli, ma i ventenni che oggi cominciano.
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