Ci incontra, sfodera un sorriso contagioso e premette: “Voglio fare un’intervista ironica, non troppo seriosa, che mi assomigli…” ed è proprio così, Paolo Guizzardi in Accettazione EvoBus da 20 anni, è simpatico, frizzante, profondamente responsabile e appassionato del proprio lavoro, affezionato ai colleghi EvoBus e non solo a quelli di Bomporto.
Cosa ricorda dei suoi inizi in EvoBus?
Avevo 22 anni ed era il primo “lavoro vero”. Impiegato in Accettazione da subito e, anche se in 20 anni sono cambiate le mansioni, il mio reparto è tuttora questo.
E ci tornerei… voglio bene all’EvoBus – odio tutti i colleghi, ma non l’EvoBus!
Che cosa è cambiato nel suo lavoro in questi 20 anni?
Ma dai! Vent’anni fa in quattro litigavamo per sederci alla postazione dell’unico computer AS400 che avevamo. Per il resto, era tutto cartaceo.
Io ho capito subito che non potevi adagiarti troppo su quel che sapevi: nel mio primo anno e 2 mesi di lavoro in Kässbohrer avevo appena finito d’imparare tutto sui sistemi Setra che, con la nascita di EvoBus accompagnata da nuovi sistemi, ho dovuto ricominciare da capo.
Prima mi rapportavo solo con le officine autorizzate, adesso, da circa otto anni, ho rapporti diretti con i clienti e ho dovuto sviluppare nuove competenze.
Gli alti e bassi del suo lavoro?
I clienti danno grandi soddisfazioni, investono molto denaro e sono giustamente esigenti, io mi sento molto responsabilizzato e, di conseguenza… anche molto stressato. Le ore volano, arrivo a sera che non me ne accorgo neanche e non ho mai una giornata tipo.
L’autobus preferito
Il CITO Mercedes Benz. Mi è dispiaciuto che abbiano smesso di produrli – Sorride Paolo – Anzi, non posso neppure fare la foto per l’intervista senza un CITO sullo sfondo.
Qualche bella esperienza di questi vent’anni?
Adesso sono serio e vorrei ricordare i miei colleghi e le belle persone che ho incontrato in EvoBus. Giuseppe Fortunato e Gianfranco Guidone, in officina, sono stati i miei primi colleghi, maestri di vita lavorativa e non solo. Ero giovane e insicuro e loro, oltre a supportarmi professionalmente, mi hanno insegnato a riconoscere le priorità nella vita, infondendomi anche sul lavoro sicurezza e serenità.
Tina Di Chiara, la mia prima responsabile, mi ha fatto da tutor e mi ha insegnato le prime cose in ambito lavorativo. Adesso è in pensione e restiamo ancora in contatto; verso di lei nutro tuttora riconoscenza e affetto.
Anche ai colleghi attuali mi lega un intenso rapporto umano di stima, che in alcuni casi è diventato veramente di amicizia anche nella vita privata. Penso ai miei colleghi della filiale di Roma: Simone Simei, Massimiliano Ascione e Marco Bitti. Ci siamo conosciuti qui in sede, a corsi ed eventi aziendali, oggi facciamo viaggi e vacanze insieme, ci ospitiamo con piacere; una grande amicizia, insomma, che considero una delle cose più belle di questi 20 anni
Cosa si augura per i prossimi 20 anni?
Che l’azienda rimanga aperta fino alla pensione… Abbiamo affrontato di tutto – terremoto, alluvione – e l’officina è sempre stata in prima linea. Noi resistiamo sempre.
Altre passioni oltre il lavoro?
Tutti i vizi. Alcool e rock and roll.
Ricorda un viaggio in autobus da passeggero?
Io, l’autobus, lo odio. Era il mezzo con cui andavo a scuola e non mi piaceva.
Gli autobus mi piacciono solo quando escono da EvoBus.
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