Da 21 anni in Setra e da 20 in EvoBus, fin da ragazzino impegnato tra autobus e carrozzerie, Andrea Lugli è davvero un veterano dell’officina. Ai grandi mezzi ha dedicato l’intera vita professionale – e non solo; anche le ginocchia – aggiunge, ricordando l’impegno fisico richiesto da un lavoro appassionante, ma oggettivamente faticoso.
Specializzazione ed esperienza ventennale, condivise con noi in quest’intervista.
Quanti anni aveva e di cosa si occupava quando ha iniziato in EvoBus?
Avevo 33 anni e provenivo da esperienze di lavoro precedenti in carrozzerie di autobus come Barbi. Mi sono sempre occupato, allora come oggi, di carrozzeria e completamenti.
Cosa è cambiato nel suo modo di lavorare in questi vent’anni?
Rispetto a 20 anni fa oggi sono calati i completamenti; i mezzi spesso arrivano già allestiti direttamente dalle linee di produzione. Oggi, rispetto al passato, si tende a sostituire i pezzi piuttosto che riparare, perché il costo orario della manodopera spesso incide più del costo del ricambio.
Il lavoro si è modernizzato, ma non è cambiato nella sostanza.
Gli aspetti più piacevoli e meno piacevoli della sua professione?
Ogni lavorazione è una sfida nuova. Quando termino una riparazione, sono soddisfazioni.
Si tratta però di un lavoro fisicamente usurante e, dopo tanti anni di officina, ernia e ginocchia si lamentano.
Ricorda una grande soddisfazione professionale?
Una grande impresa fu riparare un Setra 515 incidentato. Una macchina nuova, ritirata da meno di un anno, distrutta fino a metà. Ci sono voluti due carrozzieri e sei mesi di lavorazione, ma alla fine il cliente è stato soddisfatto e anche noi.
Ma non sono tutti successi, in ventun anni ho combinato anche qualche guaio. Ho anche bruciato un autobus, non proprio bruciato… bruciato un po’. Dovevo “scassinare” la cassaforte, avevo incartato dappertutto, poi con la smerigliatrice ho bruciato un po’ di moquette.
Il suo autobus preferito?
D’istinto direi il Setra 515 HDH, ma se dovessi mettere al primo posto il rapporto qualità/prezzo sceglierei il Tourismo.
Il modello di autobus più impegnativo da riparare?
Forse il Travego. Gran bella macchina, ma molto ricca di componenti su cui intervenire.
Ricorda qualche evento EvoBus in questi 20 anni?
Le fiere di Verona e Rimini. Andavo a preparare gli autobus sullo stand ed è difficile immaginare quanto sia impegnativo. L’autobus sembra impeccabile, poi quando si accendono le luci dello stand, ogni difetto si nota e nel giro di una notte, dopo tanto lavoro, l’autobus s’impolvera nuovamente. Le ditte esterne non sanno pulire gli autobus per un’esposizione; bisogna avere esperienza e utilizzare prodotti specifici.
Ci racconta un suo viaggio in autobus da passeggero?
Di recente ho partecipato a una gita agli stabilimenti di Ulm organizzata per i dipendenti in occasione dei 20 anni. Siamo andati in bus. Bel gruppo, visita interessante, ma, quanto al viaggio, confesso che non sono abituato a 10 ore chiuso e fermo.
Preferisco la barca a vela – sorride Andrea raccontando una sua passione – Con un gruppo di amici abbiamo attraversato l’Adriatico e siamo arrivati in Croazia.
Cosa si augura per i prossimi 20 anni?
Di riuscire ad arrivare in forma alla pensione.
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